Il piede piatto

“Suo figlio ha il piede piatto”, un’affermazione molto frequente che genera apprensione nei genitori,  eppure tutti i bambini nascono con i piedi piatti: mentre stanno imparando a camminare, hanno bisogno di una base di appoggio più ampia, pertanto il piede piatto offre dei vantaggi e non è da considerarsi patologico. Fino agli 8-12 anni, la mancanza dell’arco plantare spesso è solo una situazione di passaggio e, con la crescita, la volta del piede assume la sua normale curvatura.

Allora quando un piede viene definito piatto? Il piede umano presenta una zona rialzata che prende il nome di “volta plantare mediale” o “volta longitudinale interna”, normalmente non appoggia sul suolo e permette la corretta distribuzione del peso del corpo sul piede. Con il termine piede piatto si intende una malformazione caratterizzata da un evidente appianamento, totale o parziale, della volta plantare mediale. Molto spesso questo aspetto si associa al valgismo del retropiede, o “piede piatto valgo”. In questo caso il calcagno, osservato da dietro nel soggetto in piedi, è rivolto verso l’esterno. Altre volte, più spesso nelle bambine, appare come un ponte crollato sul suo fianco, “piede cavo valgo”.  Inizialmente i paziente possono lamentare un senso di pesantezza o di facile affaticamento nel compiere i gesti quotidiani. L’alterazione del corretto appoggio a terra del piede e, conseguentemente, la diversa distribuzione del peso sulla pianta, può però essere causa di dolore ai piedi, caviglie, ginocchia (in particolare nel cavo-valgo per iperpressione rotulea), sviluppo di patologie secondarie come fascite plantare, alluce valgo, artrosi della caviglia, iperpronazione (eccessiva rotazione del piede verso l’interno) e problemi posturali.
Dagli 8 ai 12 anni il piede inizia progressivamente ad assumere l’aspetto del piede dell’adulto ed è possibile stabilire se il bambino avrà il piede piatto anche una volta giunto a fine crescita e quindi con la necessità di ricorrere alla terapia chirurgica. È consigliabile pertanto effettuare una prima visita ortopedica di controllo intorno ai 6 anni di età per accertarsi che il bambino appoggi correttamente i piedi durante la deambulazione e verificare che non vi sia la presenza di una vera e propria patologia che possa arrestare il normale processo di correzione del piede (esempio retrazioni tendinee oppure sinostosi, ovvero residui di tessuto fibrotico che non permette la corretta rotazione delle ossa in via di sviluppo). I plantari o le calzature sono in grado di alleviare i disturbi, ma non modificano in alcun modo lo sviluppo dell’arco del piede sul quale si può intervenire solo chirurgicamente. Quindi ortesi (plantari) e fisioterapia trovano oggi  indicazione nei pazienti con piede piatto sino al raggiungimento sufficiente accrescimento del piede per poter intervenire chirurgicamente (indicativamente 8-12anni, soprattutto se il bambino manifesta disturbi dolorosi tali da impedirgli di camminare correttamente e/o non consentirgli di svolgere attività sportive e fisiche).

L’intervento di artrorisi con vite endosenotarsica prevede l’introduzione di una piccola vite all’interno del seno del tarso attraverso una mini-incisione cutanea di 1cm, in anestesia locale e sedazione, se necessario anche bilateralmente nella stessa seduta. Tale correzione inizialmente meccanica, in seguito stimola anche la propriocettività: lo stimolo esercitato dalla vite a livello dei recettori presenti nel seno del tarso tarsi stimola i muscoli preposti al mantenimento della volta. La durata dell’intervento è di una quindicina di minuti, ma qualora si presentino altre co-morbidità (es. presenza di sinostosi, retrazioni tendinee, deficit del tibiale posteriore,ecc in particolare quando la deformità sia stata trascurata per lungo tempo) potrebbero rendersi necessari  altri tempi accessori per risolvere anche queste patologie.  Il bambino potrà iniziare immediatamente a camminare dopo l’intervento, per i primi giorni con l’ausilio di stampelle, evitando gli sport di contatto per primi 35 giorni dall’intervento. Con l’avvento di viti in materiali altamente biocompatibili, come il titanio, non vi è la necessità di rimuoverle, ma nei casi in cui il paziente avverta fastidio durante la corsa o l’attività sportiva, è possibile rimuoverle senza compromettere la correzione ottenuta.

Center Terapy e il Dott. Michele Merlini – Ortopedico possono aiutarvi con una valutazione appropriata.

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